Chi segue occasionalmente il nostro blog Radio Days, avrà probabilmente letto questo nome e si sarà forse chiesto di cosa si tratti esattamente. L’helicon o, poco usato, elicone, è uno strumento musicale appartenente alla famiglia degli ottoni gravi, i bassi tuba ma, a differenza di questi ultimi, si suona “entrando” con tutto il corpo nel giro più ampio del canneggio ed appoggiando lo strumento sulla spalla sinistra. Questa caratteristica lo rende molto adatto ad essere suonato in movimento; di fatto nacque proprio per le bande militari o cittadine e, nel nostro caso, venne introdotto nella strumentazione del gruppo all’incirca dal 2000 per la formazione dixieland, per la quale l’esigenza di “muoversi suonando” è sempre stata in primo piano.
L’origine dello strumento si deve al viennese Ignaz Stowasser che, da un idea di Wilhelm Wieprecht, lo realizzò nella sua città nel 1845, successivamente lo brevettò e poi lo produsse nella sua fabbrica di strumenti musicali Musikinstrumente Stowasser. Da subito ebbe grande diffusione specialmente in Europa e venne prodotto, Italia compresa, da diverse ditte più o meno artigianali. Oggi purtroppo questo curioso strumento è quasi in disuso (credo sia rimasta solo una ditta in Europa che ne ha uno in catalogo, altrimenti bisogna ordinarli “su misura”) probabilmente perché soppiantato da un nuovo strumento da “musica in movimento” che arrivò dagli Stati Uniti alla fine dell’ottocento: il sousafono. Studiato e realizzato per volontà di John Philiph Sousa, è simile all’helicon nella forma e nell’uso, ma è semplificato nella meccanica (disponibile solo a tre pistoni, mentre l’helicon esisteva anche in versione a 4 cilindri) ed è dotato di una campana (la parte terminale dello strumento) molto più grande (sugli 80 centimetri), alta, orientabile e decisamente più coreografica. Il vantaggio fu quindi estetico, ma anche di diffusione del suono; il sousafono è meno direzionale rispetto all’helicon, e l’emissione da queste grandi campane alte “passa sopra” a tutta la banda che li precede, dato che tradizionalmente i bassi tuba in formazione bandistica vengono collocati nelle retrovie con le percussioni.
Tornando al nostro helicon, quello che viene utilizzato dal gruppo Radio Days e recentemente introdotto anche nelle colonne sonore dal vivo, vorrei raccontare quel poco che so della sua interessante storia. Prodotto dalla ditta artigianale di Verona “Premiata Fabbrica G. Palmisano”, della quale non ho trovato assolutamente nessuna traccia in rete, secondo alcune informazioni tramandate oralmente, venne acquistato in origine dalla banda cittadina di Trento. Successivamente, in seguito ad un rinnovo della strumentazione, venne ceduto in stock con altri strumenti alla banda di Gardolo (sobborgo della città) che lo utilizzò per parecchi decenni, fino alla sostituzione con dei moderni bassi tuba. Si tratta di un helicon in si bemolle, ovvero il “taglio” più grave della famiglia dei tuba, con meccanica a tre cilindri e campana da 45 centimetri. La datazione dovrebbe risalire ai primi anni trenta, ma naturalmente non ne posso essere certo; fatto sta che il segno degli anni è evidente, sono presenti diverse ammaccature e saldature, ma tutto questo fa parte del fascino di questo ottantenne, ancora in piena forma.